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sabato 29 ottobre 2011

Diabete

L'esercizio fisico, specie se aerobico, è parte integrante del piano di trattamento del Diabete Mellito. 
La prima osservazione storica sull'argomento risale alla prima metà dell'800 ed è presente nel libro "Memoires d'un diabetique" in cui l'autore, medico e diabetico, riferiva che dopo un pasto abbondante (accompagnato da vino borgognone) era solito percorrere di corsa i boulevard esterni di Parigi e ne provava grande giovamento sul suo fisico. 
La prima osservazione scientifica risale invece al 1926 (solo 5 anni dopo la scoperta dell'insulina), anno in cui Lawrence, medico inglese e diabetico, pubblicò sul British Medical Journal un articolo in cui dimostrava su se stesso che una iniezione di 10 unità di insulina pronta produceva un abbassamento glicemico molto maggiore e più rapido se era seguita da un esercizio fisico piuttosto che se si restava a riposo. 
Per il sinergismo d'azione del lavoro muscolare e dell'insulina l'esercizio fisico venne considerato un "pilastro" della terapia del diabete (Joslin Clinic, 1959). 
Negli anni '70 e '80 il miglioramento degli schemi terapeutici fece un po' dimenticare l'importanza terapeutica dell'esercizio. Nell'ultima decade, invece, l'attenzione del mondo diabetologico italiano si è focalizzata sulla qualità della vita e dunque anche su un aspetto non secondario di essa, quello dell'attività fisica e sportiva, ciò anche grazie all'impulso promozionale dato dall'Associazione Nazionale Italiana Atleti Diabetici. 
                                            



L’esercizio fisico è particolarmente utile nel soggetto diabetico perché induce modifiche positivedel metabolismo, del sistema cardiocircolatorio, delle funzioni ormonali e del sistema nervoso. Può inoltre contribuire a mantenere bassi i valori della glicemia determinando un miglior utilizzo del glucosio e abbassando i livelli di grassi (colesterolo e trigliceridi) nel sangue.La pratica dell'esercizio fisico sicuro, infine, richiede oltre alla motivazione ed all'attitudine, che il paziente venga addestrato all'autocontrollo e all'autogestione e quindi rappresenta un forte volano di educazione terapeutica. dott.Gerardo Corigliano, presidente dell'A.N.I.A.D 

giovedì 27 ottobre 2011

Attività motoria & Prevenzione

Da tempo, numerose rilevanze scientifiche hanno mostrato che l'attività fisica è un efficace strumento di prevenzione e cura di molte patologie e come tale deve rientrare nella strategia di intervento nei confronti sia di persone sane sia affette da svariate patologie croniche, al punto che l'esercizio fisico dovrebbe rientrare tra gli strumenti terapeutici a disposizione del mondo clinico per il trattamento di queste patologie.
Lo sviluppo di strategie che portino a un aumento della diffusione dell’attività fisica, attraverso l’attivazione di interventi di dimostrata efficacia, è un obiettivo di sanità pubblica che può essere raggiunto solo attraverso politiche sanitarie mirate, condivisione di obiettivi e individuazione delle responsabilità. Gli effetti positivi di una diffusa attività fisica a livello di comunità sono del resto evidenti sia a livello sociale che economico. La collettività ne trae giovamento non solo in termini di riduzione dei costi della sanità pubblica, di aumento della produttività, di miglior efficienza nelle scuole, di una riduzione dell’assenteismo sul lavoro, ma registrerebbe anche un aumento della partecipazione ad attività ricreative e relazionali.
 
Promuovere l’attività fisica è dunque un’azione di sanità pubblica prioritaria, spesso inserita nei piani e nella programmazione sanitaria in tutto il mondo. Negli Stati Uniti, infatti, il programma Healthy People 2010 individua l’attività fisica come uno degli obiettivi di salute principali per il Paese. L’Unione europea nel Public Health Programme (2003-2008) propone progetti che supportano e promuovono l’attività fisica. In Italia, prima il Piano sanitario nazionale 2003-2005, che sottolinea l’importanza dell’attività fisica per la salute, poi anche il più recente Piano sanitario nazionale 2006-2008 affronta il tema della sedentarietà, in particolare dal punto di vista delle cause del diabete mellito.

Data la potenziale rilevanza numerica dei soggetti suscettibili a questo tipo di interventi, si evidenzia subito la necessità di affiancare alla figura del Medico Specialista in Medicina dello Sport ed a quella dei vari specialisti coinvolti caso per caso (Cardiologi, Diabetologi, Fisiatri, ecc.), la figura del laureato in Scienze delle attività motorie.

Prima delle medicine l'attività fisica programmata.


L’attività fisica è una medicina, o meglio una terapia medica. Se ben strutturata risulta più efficace di qualsiasi farmaco, senza effetti collaterali!







benefici di un esercizio fisico costante e programmato – sono molteplici e devono essere considerati una vera e propria cura in quanto:
  1. migliorano la circolazione , l’irrorazione cardiaca e l’elasticità dei vasi
  2. consentono ai muscoli di utilizzare meglio l’ossigeno portato dal sangue
  3. diminuiscono la pressione arteriosa
  4. rinforzano le ossa
  5. migliorano la forza, la resistenza muscolare, la coordinazione motoria
  6. mantengono (o fanno raggiungere) il peso forma
  7. favoriscono la socializzazione
  8. migliorano l’equilibrio fisico e psichicocombattono l’invecchiamento e l’osteoporosi
                                                                                               

L’ A.C.S.M. (American College of Sport Medicine), una tra le più accreditate associazioni americane e internazionali, sostiene da tempo come ogni adulto dovrebbe svolgere 30 minuti (o più) di attività fisica di moderata intensità, preferibilmente tutti i giorni della settimana, per ottenere una valida prevenzione di molte malattie diffuse.